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“Perché parlare di Simone Weil oggi
Sono trascorsi più di settant’anni dalla morte di questa giovane e coraggiosa filosofa francese, stroncata a soli 34 anni da una malattia dello spirito prima ancora che del corpo, dopo una vita breve ma intensissima, trascorsa tutta all’insegna della lotta: lotta contro ogni forma di violenza e di sopraffazione, di sfruttamento nel mondo del lavoro, di discriminazione sociale e razziale, di potere costituito, di imperialismo e di nazionalismo. A muoverla, a spingerla ad esporsi in prima persona, fisicamente e psicologicamente, attraverso i suoi scritti e le sue azioni spesso ribelli, anticonformiste, temerarie era una cosa soltanto: l’indignazione, genuina, autentica, quasi istintiva e congenita nei confronti di qualsiasi abuso venisse perpetrato in qualsiasi ambito della storia e della vita degli uomini, in qualsiasi parte del mondo, da parte dei più forti nei confronti dei più deboli, di chi non ha la capacità, la forza, gli strumenti per difendersi, di chi è costretto a subire ogni sorta di umiliazione e violenza, di chi vede quotidianamente calpestati i diritti più elementari: al lavoro, alla casa, alla dignità. Basta questo aspetto per capire l’importanza e l’attualità del pensiero di Simone Weil: oggi più che mai viviamo (come avrebbe scritto un’altra filosofa del Novecento, Hannah Arendt) in “tempi bui”, tempi di crisi economica in cui la crisi economica scatena, oggi come in passato, crisi sociali, razzismo, xenofobia, discriminazione, rifiuto dell’altro come essere umano, pericoloso preludio di ogni forma di fascismo. Oggi più che mai viviamo questo clima di sospetto e di paura, di limiti e di barriere, di muri e di violenza; e oggi, più che mai, non ne siamo pienamente consapevoli. Rileggere Simone Weil oggi significa allora recuperare un po’ del suo coraggio di esporsi apertamente, pubblicamente, nella sua lotta per un mondo più vivibile, tollerante e dignitoso, un mondo che possa dirsi realmente umano. Significa ribellarsi a un’informazione che ci vorrebbe tutti omologati, schiacciati sotto un pensiero unico, ai condizionamenti e alle manipolazioni della società di massa di cui facciamo parte. Rileggere Simone Weil oggi significa recuperare quell’indignazione che sembra essersi persa per tutto ciò che di terribile, disumano e inumano accade nel mondo e nella casa di fianco alla nostra, significa non essere assuefatti alla violenza, al male, all’ingiustizia ma riprendere in mano quella lotta tenace e sempre attuale per lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Rileggere Simone Weil oggi significa obbligarsi ad una scelta: la scelta tra lasciare le cose come sono, accettare che esseri umani come noi anneghino nei nostri mari, vengano sfollati e privati dei diritti fondamentali o muoiano nelle nostre strade fra l’indifferenza generale, tra vuoti slogan populisti e frasi fatte oppure indignarsi, attivare quella capacità critica di pensiero che come uomini ci distingue da tutti gli altri esseri viventi sulla Terra e lavorare per la pace, per la giustizia, per la solidarietà, nella convinzione che non esista un “noi” e un “loro”, che siamo tutti parte di una stessa comunità di persone. In un’epoca come quella moderna che ha deresponsabilizzato l’individuo rendendolo parte di un grande meccanismo, di un ingranaggio nel sistema (lo Charlot di “Tempi moderni” che finisce nelle ruote della catena di montaggio) recuperare questa capacità di pensiero, libero, autonomo, critico e consapevole, è essenziale. Essenziale alla sopravvivenza del genere umano. Ecco, credo che la scelta nella quale ci guida Simone Weil è proprio questa: oggi, più che mai, siamo chiamati a decidere cosa vogliamo essere, chi vogliamo essere. Ed è una scelta che va fatta ora: dopo, come la storia insegna, sarà troppo tardi”
Angela Chiaino, Prefazione al volume